Probabilmente si tratta ormai solo di questione di tempo, ma le criptovalute andranno necessariamente incontro ad una regolamentazione, quanto larga sarà da vedere. Quello che è scontato è che serve una legislazione tributaria chiara, omogenea ma che soprattutto parta dal presupposto che si tratta – vedasi i recenti rally di Bitcoin – non di moneta digitale bensì di «criptoattività di natura altamente speculativa e senza alcun sottostante a sostegno del suo valore» come segnalato recentemente da Banca d’Italia e Consob. È questa in sintesi la posizione del Mef sull’interrogazione a risposta scritta presentata in Commissione finanze da un gruppo di parlamentari M5S, preoccupati dall’assenza di normative di riferimento che si traducono in chance perse per gli imprenditori delle nuove attività (mining, staking, yeld-farming e NFT) e per gli investitori internazionali. Oltre a ribadire l’inquadramento fiscale per le operazioni in criptovalute – articolo 67.1 c-ter del Testo unico delle imposte sul reddito, e cioè “redditi diversi”, plusvalenze comprese – il ministro sottolinea che a livello internazionale ferve un dibattito molto acceso per definire l’ambito fiscale dei nuovi cripto-asset e il relativo inquadramento giuridico. In particolare, nel settembre dello scorso anno è stata presentata in sede Ue la proposta di Regolamento Mica, Market in crypto assets per «l’elaborazione di un quadro giuridico solido e omogeneo in ambito Ue» volto, tra gli altri scopi, a «tutelare i cittadini e la stabilità del sistema finanziario». Tale proposta di Regolamento è attualmente «oggetto di negoziato in sede di Consiglio Ue». e, una volta approvata, sarebbe automaticamente self-executive all’interno dei singoli ordinamenti nazionali, ricorda il Mef.
Se questa è l’aria che tira in Italia, negli Stati Uniti si muove altrettanto qualcosa. Di recente, anche il nuovo presidente della SEC, Gary Gensler, ha detto che vorrebbe per gli exchange crypto una regolamentazione simile a quella a cui sono soggetti ad esempio il Nasdaq o la borsa di New York (NYSE).
Il presidente Gensler infatti ritiene che i mercati crypto operino all’interno di un quadro normativo lacunoso, e che tali lacune dovrebbero essere colmate con una regolamentazione degli exchange.
Va ricordato che ad esempio in Corea del Sud ormai da anni gli exchange crypto possono operare solo dopo aver ottenuto una specifica licenza, e solamente rispettando un preciso quadro normativo. Pertanto l’idea di Gensler probabilmente prende ispirazione da iniziative simili già realizzate ed applicate in altri paesi.