di Nicola Vanin
Quando si tratta di questioni di sicurezza informatica, la storia recente non si riflette troppo bene sui politici. La verità è che i politici non hanno la reputazione di essere particolarmente esperti di sicurezza.
Questo è qualcosa che siamo in gran parte arrivati ad accettare oggi, ma dovremmo?
Dopotutto, sarebbe oltraggioso per un ministro dei trasporti affermare di non aver capito il codice della strada o se il ministro degli esteri non riuscisse a localizzare la Svezia sulla mappa. Sebbene non dovremmo aspettarci che i politici siano esperti di informatica, le loro decisioni influenzano la nostra sicurezza digitale, la privacy e le libertà online.
Pertanto, dovremmo aspettarci che i parlamentari abbiano almeno una conoscenza fondamentale dei problemi di sicurezza informatica, proprio come dovrebbero sapere su qualsiasi questione che influisca sui loro collegi.
Sono convinto che ogni politico deve essere seguito in ogni aspetto della sua vita digitale da una struttura dedicata alla sicurezza informatica, viceversa il politico deve dotarsi di un “portaborse” con certificazione di cybersecurity” con la responsabilità di rendere il parlamentare consapevole dei rischi. Si tratta di una scelta di buon senso e quanto mai opportuna.