«Non è stato un viaggio Wirecard, la società non ha ricevuto alcun trattamento speciale e non c’era motivo all’epoca di presumere gravi irregolarità, nonostante le notizie di stampa». Così Angela Merkel si è difesa ieri in Parlamento, interrogata per diverse ore dalla commissione d’inchiesta che sta tentando da sei mesi di far luce su uno dei più grandi scandali di frode nella storia in Germania.
La cancelliera è stata sottoposta a un serrato interrogatorio in un’audizione al Bundestag per spiegare perché nel settembre del 2019 portò avanti gli interessi di Wirecard in un viaggio con visite al primo ministro cinese Li Keqiang e dal presidente Xi Jinping. Merkel si sarebbe interessata all’acquisto da parte del gigante tedesco dell’azienda cinese AllScore Financial per entrare nel mercato locale. Merkel ha spiegato che il trattamento di Wirecard in Cina è rientrato in una «procedura ordinaria» in difesa «degli interessi dell’economia tedesca all’estero». La cancelliera ha anche detto che se avesse saputo nel 2019 quello che si sa oggi di Wirecard, avrebbe agito diversamente. Dal fitto interrogatorio, è emersa per contro la difficoltà che incontrano le grandi aziende nello stabilire un contatto con la cancelliera o la cancelleria. La Cdu si è detta soddisfatta per il modo in cui la cancelliera ha respinto qualsiasi insinuazione e si è difesa. L’Spd, partito al governo con la Cdu, ha per contro sollevato qualche dubbio.
Tutti i partiti sono in piena campagna elettorale e Wirecard è una ghiotta opportunità per gettare fango sulla concorrenza. Il ministro delle Finanze Olaf Scholz è costantemente sotto attacco per Wirecard, soprattuto da parte dei Verdi, che sono all’opposizione. Lisa Paus di Bündnis 90/ Die Grünen ha rinfacciato a Scholz, anche lui convocato dalla commissione d’inchiesta, di aver vietato la vendita allo scoperto dando un segnale sbagliato al mercato. Il segretario alle Finanze Jörg Kukies, stretto collaboratore di Scholz, ha affermato che è stato l’organo di vigilanza Bafin ad agire sotto la propria responsabilità nel vietare le vendite allo scoperto.