di Pierfrancesco Malu
Diritto, diritti e solidarietà nelle parole d’esordio di Mario Draghi oggi in Senato per esporre le linee programmatiche che intende tenere il suo governo. “Ci impegniamo a fare di tutto perche’ possano tornare, nel piu’ breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalita’ delle loro occupazioni. Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole“.
Responsabilità, rispetto delle istituzioni e serietà: sono tre dei principi fondanti le prime dichiarazioni pubbliche del Presidente del Coniglio Draghi che, animato dallo spirito repubblicano, ha voluto precisare “Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento“.
Giunto in Senato per chiedere la fiducia dell’Aula, Mario Draghi nel suo discorso programmatico ha fatto subito appello all’orgoglio nazionale. Da osservatore spesso esterno delle faccende politiche nostrane il Presidente del Consiglio ha detto di essersi “sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere piu’ orgogliosi, piu’ giusti e piu’ generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano“.
Dopo l’Italia, l’Europa. Nelle parole di Draghi vi è un ampio respiro internazionale, una dimensione che non può certo essere messa da parte per i suoi trascorsi ma anche per il ruolo che il nostro Paese deve necessariamente giocare in Europa. Secondo Draghi, infatti, che così cerca di mettere da sopire le forze centrifughe del Paese (alcune delle quali presenti all’interno della sua stessa maggioranza): “Sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre piu’ integrata che approdera’ a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione“.
Se nel precedente governo vi era stato qualche tentennamento a proposito delle alleanze e della condotta di politica estera, sull’argomento Draghi ha tenuto a tracciare fin da subito una linea netta riportando l’Italia nell’ambito delle relazioni preferenziali con gli Stati Uniti e di un rinnovato impegno europeo, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con Francia e Germania da tanto tempo trascurati.
Detto questo, la priorità per l’azione di Governo è stata stabilita nel contrasto alla pandemia e al rilancio del Paese attraverso misure che consentano di superare il deficit economico e di competitività internazionale di cui è afflitto. Draghi ha fatto quindi appello alla necessità di avviare una “nuova ricostruzione”. “Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilita’, o meglio la responsabilita’, di avviare una Nuova Ricostruzione“. “L’Italia – ha argomentato Draghi – si risollevo’ dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno fara’ mancare, nella distinzione di ruoli e identita’, il proprio apporto. Questa e’ la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e piu’ giusto ai figli e ai nipoti“.
Lo sguardo del Presidente del Consiglio orientato quindi alle nuove generazioni, ciò che è emerso almeno in altri due passaggi del suo intervento, il primo è relativo alla transizione ecologica in cui ha affermato di voler lasciare un buon pianeta e non solo una buona moneta, a proposito delle iniziative green della Commissione europea. Il secondo riguarda il tema della scuola. “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalita’ piu’ adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficolta‘”. Ha affermato il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, indicando nella “scuola” una delle “priorita’ per ripartire”. Per Draghi “occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza“.
Per Draghi, in generale “e’ necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale”: un “percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo. Infine e’ necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni“. Per il presidente del Consiglio “in questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli Itis (istituti tecnici)”. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza “assegna 1,5 miliardi agli Itis, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate”. Altri punti di attenzione richiamati da Draghi sono la “formazione universitaria” e la “ricerca“.
Dopo la formazione, il lavoro. Consapevole che molte attività “dovranno cambiare anche radicalmente“, le iniziative sono tutte rivolte alla tutela del lavoro, della produttività e alla realizzazione di un Recovery Plan di cui “sarà rafforzata la dimensione strategica“. “Il Next generation EU prevede riforme. Alcune riguardano problemi aperti da decenni ma che non per questo vanno dimenticati. Fra questi la certezza delle norme e dei piani di investimento pubblico, fattori che limitano gli investimenti, sia italiani che esteri“.
Ancora più diffusamente, per ciò che concerne il Recovery Plan, Draghi ha ribadito che ‘La governance del Programma di ripresa e resilienza e’ incardinata nel ministero dell’Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore”.
Draghi è parso sensibilmente preoccupato per la fine dello stop ai licenziamenti, un passaggio che potrebbe creare ancora più disagio sociale nei confronti di una popolazione già ampiamente provata dalla crisi pandemica. Anche per questo, ha tenuto a ribadire la volontà di ridurre progressivamente l’irpef e di avviare un piano di investimenti pubblici chiari e dalle norme certe.
In generale, l’intervento del Presidente del Consiglio è da considerarsi ricco di una schiettezza e di una incisività che non siamo sempre stati adusi ad ascoltare. Mario Draghi ha indicato una strada, ha dato una visione e non ha perso tempo in inutile retorica – se non finalizzata a ribadire il rispetto per i ruoli istituzionali – e false promesse che non gli sono proprie. L’intervento, infatti, è stato ben lungi dal voler strizzare l’occhio alla platea volendo però ribadire i capisaldi economico-programmatici che intende portare avanti l’esecutivo, frutto di un progressismo non manieristico ma di sostanza. Rilevanti i passaggi di politica internazionale che, è evidente, ora più che mai diventerà uno strumento anche di politica interna a tutti gli effetti.
La sfida che attende questo esecutivo è di quelle probanti. Nei prossimi mesi si farà la storia e si deciderà il ruolo dell’Italia dei prossimi decenni. Le pressioni sono tante ma stavolta la consapevolezza che non vi è una prova d’appello sarà l’occasione, come spesso ci capita, per far emergere orgoglio, unità e capacità di resilienza.