Col workshop di approfondimento che si è tenuto nella mattina del 10 febbraio 2021, l’Associazione Prestatori Servizi di Pagamento ha avviato una nuova fase di attività che, con una lunga serie di iniziative di formazione ed approfondimento specialistico, sarà ancora di più a disposizione per il dialogo e il sostegno associati, imprese, professionisti e cittadini.
Il primo di questi appuntamenti, organizzato in collaborazione con Infocert, ha riguardato un tema ma di fondamentale importanza: l’identità digitale, la sua governance e la sua gestione titolare.
Il workshop è stato avviato col saluto di benvenuto del Presidente A.P.S.P. Maurizio Pimpinella, il quale ha evidenziato l’importanza dell’identità digitae per lo sviluppo economico italiano ed europeo ed evidenziando anche come “identità digitale e DLT sembrano essere due “concetti tecnologici” concepiti per incastrarsi perfettamente tra loro”. Nello specifico, ha evidenziato Pimpinella, “la self sovereign identity è un modo per il singolo utente un pò di riappropriarsi di sé stesso, attraverso il pieno controllo della sua identità e delle informazioni da condividere. L’applicazione di una tecnologia DLT al mondo dell’identità digitale sta poi diventando una realtà concreta e sempre più utilizzata, che può vantare numerose sperimentazioni in tutto il mondo, Europa inclusa, anche perchè il dato che vede un furto di identità ogni 17 minuti è oltremodo preoccupante”.
Nel webinar di oggi è stata presentata l’iniziativa supportata dal Centro Studi APSP “This is me hackathon”.
Si tratta di un hackathon organizzato dalla DIZME Foundation per porre le basi di una serie di sperimentazioni di utilizzo della identità digitale distribuita in casi d’uso reali in ambito business to consumer, business to business e verso la pubblica amministrazione.
Maggiori informazioni sui concetti di identità distribuita (SSI – self sovereign identity) e sull’ecosistema DIZME al sito www.dizme.io.
A questo link (https://github.com/dizme/Hackathon_21/tree/main#le-sfide) è invece possibile visualizzare alcuni degli use case proposti dalla community, al fine di manifestare la propria adesione oppure proporne di nuovi che possono essere indirizzati durante l’hackathon, di cui si allega il flyer.
Anche la Commissione UE sta riflettendo, nell’ambito di un processo di revisione del Regolamento eIDAS, alla realizzazione di una vera e propria identità digitale europea, magari da affiancare alla cittadinanza cui è già propria per tutti i cittadini degli stati membri.
Il workshop è stato arricchito dai contributi di due esponenti di Infocert:
Igor Marcolongo – Head of Business Compliance InfoCert: “Grazie al framework comune dato dal Regolamento eIDAS, l’identità digitale sempre di più sta diventando un asset dei Paesi Europei. Lo scorso settembre la Presidente Von del Leyen, nell’ambito dello State of the European Union Speech, ha indicato chiaramente come la identità digitale sia uno dei pilastri della evoluzione europea, per costruire una società digitale inclusiva e rispettosa dei diritti dei cittadini. Nell’ambito della revisione del Regolamento eIDAS, pertanto, sono in corso riflessioni sulla costruzione di una European digital identity che dovrebbe plausibilmente basarsi sul nuovo paradigma della self-sovereign identity. Credo che dall’incrocio tra il trust framework eIDAS e le potenzialità della SSI possano nascere numerose opportunità di creazione di valore per il mercato, al contempo aumentando il livello di tutela e protezione dei cittadini europei sia nei confronti della Pubblica Amministrazione che verso i privati”.
Al primo intervento di Marcolongo, ha fatto seguito quello di Daniele Citterio – Chief Technology Officer InfoCert, il quale ha evidenziato che “In attesa che l’eID europea diventi realtà possiamo già iniziare a sfruttare le potenzialità della Self Sovereign Identity per trasformare fin da subito i nostri processi digitali. Possiamo farlo perché abbiamo uno standard: le Verifiable Credential -normate dal W3C- costituiscono per l’ambito digitale lo stesso motore di innovazione che il container è stato per lo sviluppo del commercio mondiale. Possiamo farlo ma dobbiamo prima comprendere l’importanza della cooperazione fra gli attori dell’ecosistema digitale e rendere aperta la progettazione della piattaforma tecnologica di identità: per questo motivo abbiamo creato, in seno a Linux Foundation, Dizme Foundation con l’obiettivo di raccogliere il contributo del maggior numero possibili di attori del mercato e costruire una piattaforma aperta, sicura ed interoperabile. Per passare da piattaforma tecnologica ad ecosistema che genera valore è necessario definire un modello di valorizzazione economica per lo scambio dei nostri container di informazioni: come Dizme Foundation abbiamo creato il DIZ, uno utility token che garantisce la monetizzazione delle credenziali in maniera trasparente, veloce, sicura. Ultimo ma non meno importante, dato che non tutti i processi si possono trasformare velocemente e che le norme evolvono più lentamente della tecnologia, abbiamo introdotto nell’ecosistema la possibilità di scambiare una Credenziale di identità con un certificato di firma. In attesa che l’eID diventi realtà, possiamo quindi continuare a firmare i nostri documenti, ma utilizzando il nostro wallet di identità digitale“.
L’evento, tenutosi rigorosamente online, ha visto la partecipazione di oltre 80 professionisti e rappresentanti di istituzioni e imprese che hanno partecipato attivamente allo svolgimento di un dibattito ricco di spunti e riflessioni.