Con l’approvazione la scorsa notte e il primo atto di quella che a tutti gli effetti appare come l’ennesima crisi di governo della nostra storia istituzionale, il recovery fund ha avviato quello che sarà ancora un lungo e tortuoso percorso fatto di passaggi formali e nodi da sciogliere.
Vediamo quali sono i prossimi passaggi che lo attendono.
Discussione e voto in Parlamento
Prima le commissioni Politiche Ue, poi le Aule
Le Conferenze dei capigruppo di Montecitorio e di Palazzo Madama dovrebbero riunirsi per sancire l’avvio del percorso del Recovery Plan: prima le commissioni Politiche Ue daranno i loro pareri e approveranno una relazione, poi le Aule voteranno le risoluzioni. I tempi si preannunciano lunghi: la settimana su cui si ragiona come deadline è quella dell’8 febbraio.
GOVERNANCE, SEMPLIFICAZIONI E RIFORME
I provvedimenti integrativi
I nodi ancora irrisolti.
Con l’approvazione del Piano è stato compiuto solo il primo atto del percorso Recovery. La Ue vorrà garanzie che alle riforme inserite nel Piano (giustizia, fisco, Pa) corrispondano misure concrete. Ancora da risolvere il nodo della task force per l’attuazione e quello di procedure accelerate per tagliare i tempi degli investimenti.
GLI INCONTRI
Confronto con le parti sociali
Imprese e sindacati
Ancora nessun calendario di incontri. Il 12 gennaio il ministro dell’Economia Gualtieri aveva detto: il Recovery «richiede la partecipazione di tutti gli attori del Paese, è fondamentale il coinvolgimento delle parti sociali e della società civile, che vogliamo avviare subito dopo il cdm»
DOPO IL VOTO PARLAMENTARE
Le correzioni al Piano
Il secondo passaggio in Cdm
Concluso il confronto con le parti sociali e quello parlamentare, il governo approverà la versione definitiva del Piano da mandare a Bruxelles. Sarà quindi necessario un secondo passaggio in Consiglio dei ministri. Nello stesso Cdm potrebbero andare i provvedimenti integrativi ancora mancanti
LE ISTITUZIONI EUROPEE
Il termine europeo del 30 aprile
Il ruolo di Commissione e Consiglio
I governi devono presentare un piano di utilizzo dei fondi entro il 30 aprile. La Commissione Ue ha 2 mesi per l’ok. Poi il Consiglio ha 4 settimane per dare il suo benestare. Bruxelles chiederà l’accordo del comitato economico e finanziario (i direttori del Tesoro), che risponde in 4 settimane.
LO STEP FINALE
Giudizio Ue e anticipo dei fondi
Quota prefinanziata dopo l’ok del piano è al 13%
Il momento cruciale è l’analisi del piano nazionale da parte della Commissione europea, tanto più che la quota prefinanziata, da versare al momento del benestare al piano, è del 13%. Il regolamento precisa che i fondi dovranno essere distribuiti ai paesi entro la fine del 2026.