Al di là del fatto se i numeri degli aderenti al cashback fossero attesi o meno, gli oltre 8 milioni di download e i 3,1 mln di strumenti di pagamento attivati, stanno già imponendo ragionamenti sull’ampliamento del fondo a copertura della misura. Per il piano cashless di cui il rimborso del 10% degli acquisti con mezzi tracciabili è la parte principe, il governo ha stanziato 3 mld a cui si sono aggiunti 1, 75 mld con il decreto Agosto, per un totale di 4, 75 mld spalmati su due anni. I rimborsi, da 300 euro annui per spese massime di 30 mila euro, sono stati calcolati ipotizzando una platea di utilizzatori di 10 mln di contribuenti. Se da una parte nel decreto ministeriale che ha dato attuazione al cashback si mettono le mani avanti specificando che si potranno riparametrare i rimborsi sulla base delle adesioni, dall’altra si ipotizza la possibilità di un rilancio per non lasciare i contribuenti delusi. Intanto spuntano i primi casi di elusione.
In questa prima fase, forse, gli organi dello Stato erano stati cauti nell’ipotizzare la potenziale platea della misura. Ipotizzando, infatti, che il rimborso dei 300 euro venga erogato a tutte le circa 26 milioni di famiglie italiane censite dall’ISTAT nel 2019, lo Stato dovrebbe restituire una cifra di poco inferiore agli 8 miliardi di euro annui. Certo, questa è più che altro un’ipotesi di scuola che tiene conto di un’adesione totale, ma si parla comunque di cifre molto diverse da quelle messe attualmente a disposizione ed equivalente a circa un terzo di una normale manovra economica annuale. Ovviamente, questo genere di ragionamenti “di scuola” è valido nel momento in cui tutti i richiedenti saranno in grado di caricare i propri metodi di pagamento sulla app.