di Maurizio Pimpinella
Nell’economia digitale i pagamenti elettronici rappresentano uno dei principali assi portanti dell’intero sistema. Ciò è dovuto ad un processo evolutivo in gran parte naturale che segue l’andamento del mercato e che istituzioni, imprese e molti cittadini in tutto il mondo hanno deciso di sposare e di incentivare, accedendo ad indubbi benefici in termini economici e di accrescimento delle competenze innovative. Per questo, nel leggere un editoriale del membro del board della BCE Fabio Panetta dal titolo: “Ecco perché c’è ancora spazio per il contante” sono rimasto piuttosto sorpreso.
Viviamo, infatti, in un’epoca che sta portando alla rapida accelerazione dell’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici. In alcuni Paesi, tra cui quelli del Nord Europa, in molti di quelli asiatici e persino in alcuni africani (grazie anche all’incidenza del mobile), tali strumenti sono i più diffusi anche per le transazioni di piccolissima entità, senza dover fare ricorso alle tintinnanti monete che per decenni hanno risuonato nelle nostre tasche. Anche in Italia, complice la pandemia del 2020, l’utilizzo della moneta elettronica è cresciuto, favorendo anche un più forte adeguamento dei nostri connazionali in termini di digitalizzazione. Questo passaggio, ad esempio, è confermato anche dalla recente ricerca Censis- Tim secondo la quale dovremmo essere in grado di scalare ben sei posizioni nel per noi famigerato indice di digitalizzazione europeo DESI che da sempre ci vede tra i fanalini di coda. In Italia, è evidente, non mancano le sacche di resistenza e, nonostante questa buona notizia, nessuno vuole negare il digital gap nazionale ed internazionale che rimane uno dei principali deficit di competitività del nostro Paese, assieme alla mancata semplificazione normativa e burocratica che da tempo stritola cittadini e imprese. Diversi autorevoli commentatori ritengono che il contante sia ancora il principale strumento di inclusione per quanto riguarda i pagamenti, riservato soprattutto a chi ha ancora scarsa dimestichezza con gli strumenti di pagamento elettronici. Se questa affermazione potrebbe essere – in linea di massima – condivisibile, vista l’evidenza della società in cui viviamo, non posso però condividere il passo dell’editoriale di Panetta in cui afferma che “bisogna preservare il regolare funzionamento del ciclo del contante”. Un conto, infatti, è permettere la circolazione della valuta legale a prescindere dalla sua forma, un conto è addirittura favorirne la diffusione, fatto che potrebbe persino ostacolare una maggiore consapevolezza nei confronti dei sistemi elettronici, ormai universalmente riconosciuti come sicuri e facili da utilizzare.
Se il problema è dato dal gap di competenze che rischia di escludere strati della società dai processi economici, dovremmo cercare di eliminare gli ostacoli che causano tale impedimento. La strada maestra dovrebbe essere, quindi, quella di una costante e capillare opera di informazione ed educazione all’utilizzo degli strumenti digitali di pagamento e delle procedure ad esse connesse, come, ad esempio, l’acquisizione dello SPID e l’utilizzo dell’identità digitale, passaggi spesso trascurati, anche perché richiedenti un netto cambio culturale, in luogo del mantenimento di uno status quo che non favorisce certo la competitività italiana. L’obiettivo delle istituzioni e delle associazioni di ogni genere è quello di elevare e favorire l’inclusione socio-digitale di cittadini e imprese fornendo loro ogni strumento pratico ed informativo atto a permettere questo passaggio, cosa ben diversa dal quasi incentivare il perpetuarsi di vecchie abitudini perché considerate ancora facili e diffuse.
Tutte queste sono criticità e questioni che, stante le attuali informazioni in nostro possesso, emergeranno nuovamente nel momento in cui sarà presa una decisione definitiva (verosimilmente a metà del 2021) sull’euro digitale, una moneta che, secondo quanto esternato da Panetta:“potrà contribuire a preservare la fiducia nei pagamenti nell’era digitale”. Anche questo passaggio, però, già compete agli strumenti di pagamento elettronici sicuri, affidabili e orientati al servizio dei clienti. Lungi da noi impedire il procedere del cambiamento e dell’evoluzione tecnologica degli strumenti digitali di pagamento di cui siamo come Associazione Prestatori Servizi di Pagamento l’espressione più alta ma, proprio per questo, è necessario che proprio a questi strumenti, e a chi lavora in questo settore, venga riconosciuta una volta per tutte la dignità e il valore inclusivo che meritano e di cui hanno dato dimostrazione nel tempo e non solo negli ultimi mesi.