Si prospettano tempi duri per Amazon in Francia: sono, infatti, le tre le questioni spinose che rischiano di creare più di qualche grattacapo al gigante del commercio elettronico.
La prima è forse anche quella più problematica e di vecchia data e riguarda la tassazione dei colossi tecnologici, la cosiddetta web tax. Questa misura, ovviamente, non riguarda solo Amazon ma è chiaro che il marketplace di Jeff Bezos sarebbe tra i più colpiti da una simile iniziativa. Su questo fronte, la Francia è stata ed è uno dei paesi più attivi e convinti della necessità di creare un maggiore equilibrio fiscale tra imprese web e tradizionali ed è andata incontro non solo alle resistenze ma anche a vere e proprie minacce economiche e commerciali da parte dell’amministrazione Trump. Il progetto transalpino ha subito qualche battuta d’arresto ma non è mai stato veramente in discussione e ora con la probabile elezione di Joe Biden alla Casa Bianca qualcosa potrebbe cambiare anche su questo fronte. Ma non finisce qui. Di recente, un vasto arco di associazioni e personalità politiche francesi ha firmato e diffuso una petizione per promuovere, sostanzialmente, il boicottaggio di Amazon durante (ma non solo) le festività natalizie per favorire il ritorno agli acquisti presso i negozi di quartiere. Un’iniziativa che trova similitudini negli appelli che stanno emergendo anche da noi da parte della associazioni di categoria le quali richiamano i consumatori ad una maggiore responsabilità civile nei confronti dei negozi fisici che, in molti casi, proprio nel periodo di natalizio concentrano fino al 40% degli introiti annuali. Certo, questo sarà un anno particolare da questo punto di vista. Oggi come oggi, è difficile anche immaginare i centri commerciali e le vie dello shopping piene di gente: ci troviamo ancora in una fase in cui è necessario scongiurare un lockdown generalizzato che, di fatto, ammazzerebbe queste piccole attività favorendo ancora di più la crescita di Amazon.
Tra l’altro, se è innegabile il ruolo talvolta distorsivo del mercato e della sua competizione in virtù delle strategie aggressive di Amazon e della sua posizione dominante nei confronti dei piccoli, ma talvolta eccellenti esercenti e produttori, è innegabile che il suo avvento – così come quello delle altre compagnie tech – abbia agevolato la transizione verso una nuova fase economica e tecnologica della nostra civiltà, stimolando anche le altre imprese a migliorarsi sotto questo punto di vista. L’approccio, quindi non può essere eccessivamente conservatore ma, come ritiene anche il Ministro francese Bruno Le Maire, coerente con la competitività e l’equilibrio.
Da ultimo, Amazon ha in progetto da tempo di aprire un grosso centro di smistamento nell’area di Rouen ma il progetto è destinato, almeno, a slittare di altri sei mesi. Finanziato con un fondo immobiliare cinese, ciò che già di per sè rappresenta una particolarità, Amazon ha in progetto di riqualificare un’immensa area industriale dismessa per creare un polo di smistamento capace di processare oltre 33 mila pacchi al giorno e di dare lavoro ad oltre 1.800 persone nei momenti di massimo carico. Un’opportunità che per molti andrebbe presa al volo e che rappresenta un’irrinunciabile occasione di sviluppo proprio in un momento così delicato per l’economia ma che, per altri, non può essere decisa a cuor leggero senza prendere in considerazione le varie questioni aperte, soprattutto dal punto di vista della sicurezza ma anche puramente politiche.