Nel corso della quarantena, i numeri del commercio elettronico sono cresciuti vertiginosamente facendolo presto diventare il principale canale di approvvigionamento per milioni di italiani. Anche molte piccole imprese si sono adeguate al nuovo modello di business per riuscire a mantenere la competitività sul mercato.
Nonostante questo, le vendite online non sono state in grado di compensare le perdite derivate dai mancati acquisti sul canale fisico. Quanto successo, tuttavia, ha mostrato il valore che l’economia digitale e il commercio elettronico possono portare alle imprese e ai cittadini, soprattutto per un piano di sviluppo sostenibile e l’esportazione dei prodotti nazionali.
Proprio al fine di cogliere il cambiamento nel momento in cui questo sta avvenendo, il 24 giugno, l’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento, tramite il suo Centro Studi, ha organizzato un webinar di approfondimento dal titolo “Il valore dell’e-commerce nel periodo pre, durante e post COVID e la forza del Made in Italy, ancora di salvataggio di un Paese in recessione”.
L’evento è stato aperto ed introdotto dal padrone di casa dell’Associazione, il Presidente Maurizio Pimpinella, il quale ha ricordato il ruolo che commercio e pagamenti elettronici hanno ricoperto nel corso della quarantena per sostenere sia i consumi dei cittadini sia alcune piccole e medie imprese che in quel periodo hanno letteralmente cambiato il proprio modello operativo, reinventandosi, in alcuni casi in maniera molto profonda.
“A livello globale, nei primi 20 giorni della diffusione del virus, quando ancora si credeva che il lockdown sarebbe stato di breve durata, si è registrato un rallentamento del numero delle visite ai siti e-commerce. Questo in quanto, probabilmente, la necessità principale è stata quella di acquisire informazioni sulla malattia e dotarsi di strumenti legati all’attività lavorativa. Il trend però cambiato direzione immediatamente dopo e ha poi spinto l’e-commerce verso l’alto. Questo è stato un modello riprodotto un po’ ovunque. Ad esempio, il 50% degli utenti Internet in Cina e il 31% in Italia hanno dichiarato che avrebbero acquistato prodotti che normalmente acquistano in negozio direttamente online.
Il Presidente A.P.S.P. ha poi rilevato che, nonostante la crescita e l’acquisizione di nuove abitudini di consumo da parte di molte persone il commercio elettronico non è stato in grado di compensare le perdite del canale fisico, causando un danno per molte imprese. “Ciò è dovuto in parte ad una fisiologica contrazione dei consumi ma risponde anche a cause di tipo esterno come la mancanza di confidenza di molte imprese e di molti cittadini con gli strumenti digitali”. Infatti, non dobbiamo dimenticarci che l’Italia – secondo Eurostat – ricopre ancora il 25° posto su 27 paesi per quanto riguarda il ricorso al commercio elettronico nel 2019, un dato che può farci riflettere sul grado di competenze. In questa fase3 dovremo vedere quanto e per chi le nuove abitudini saranno radicate e se aiuteranno a colmare in parte il digital gap”.
“Tuttavia – prosegue – in questa nuova fase post quarantena, il commercio elettronico può produrre un nuovo valore per le imprese e il sistema produttivo italiano se verranno adeguatamente valorizzate le eccellenze del made in Italy, anche attraverso progetti innovativi”.
L’argomento della giornata è stato poi introdotto dal Prof. Beniamino Milioto, professore di Globalization Economy presso l’Università UNINT di Roma, “L’Italia ha avuto delle difficoltà nel far conoscere e capire l’importanza del commercio elettronico e ora questa esigenza è più forte di prima. E’ inesorabile che il commercio elettronico sia diventato il volano dell’economia mondiale e dobbiamo capire come l’economia e le imprese italiane possono inserirsi in questo settore. E’ fondamentale rafforzare le imprese sul territorio, anche per capire i rispettivi mercati”.
In questo periodo vedremo crescita e diversa applicazione del digital market. L’Italia è sempre stata un paese anticipatore. In Italia necessario rafforzare l’esistente, perché già siamo forti
A questo proposito, protagonisti del webinar sono stati proprio dei progetti nuovi, innovativi ed italiani che hanno fatto dell’eccellenza e del made in Italy un marchio di qualità.
Per Andrea Carboni, Ceo e Co-Founder eShoppingAdvisor, il ruolo del commercio elettronico è ormai irreversibile e per orientarsi correttamente in questo mondo è indispensabile fare ricorso alle recensioni di altri (verificate e sicure) di altri utenti: “Secondo le ultime proiezioni entro il 2040 il 95% degli acquisti potrebbe svolgersi online. In un contesto privo di oggettività il ruolo delle recensioni diventa quindi sempre più impattante e in grado di influenzare il processo di acquisto facendo propendere i consumatori su un e-commerce piuttosto che su un altro. Ecco perché la responsabilità e attenzione delle piattaforme di certificazione su un rating realmente in grado di misurare il grado di affidabilità degli e-commerce deve essere sempre massima”.
A proposito, di uno sviluppo etico e sostenibile, incentrato sulla promozione del made in Italy, Keda Kaceli – Portavoce Adottaunabottega.it, ha raccontato l’esperienza di questa nuova idea, pensata proprio per stare vicino alle realtà più piccole: “Adotta una bottega è il primo marketplace etico italiano, che ha come obiettivo di supportare un programma di digitalizzazione verticale del piccolo che approda nel mondo del commercio elettronico grazie all’aiuto del grande in un sistema economico organizzato e circolare. La bottega da secoli simbolo della creatività e della operosità squisitamente italiana è quel luogo dove la maestria la tradizione e l’esperienza creano il prodotto finito che finisce nelle nostre case di consumatori. Ecco dunque perché in un momento in un cui il mercato richiede diversificazione del modello tradizionale della vendita al dettaglio, essa diventa il simbolo etico di un progetto di modernizzazione e progresso delle dinamiche che creano business.
In un momento in cui tutto il mondo si è fermato, abbiamo sentito l’esigenza di riflettere senza fermarci. Ma di fatto sappiamo che una gran parte dell’economia intesa in senso tradizionale si è dovuta fermare, ed ovviamente a farne le spese sono sempre le piccole realtà, che per quanto piccole sappiamo bene, rendono grande la nostra Italia”
All’incontro è intervenuto poi Guido Milana, socio di azienda agricola Terramata e membro del comitato delle regioni – portavoce regioni UE su “filiera corta” ambito alimentare, per il quale è necessario intercettare il trend normativo in seno dell’Unione Europea, sottolineando anche il fatto che l’Italia ha necessità di mettere a frutto le proprie eccellenze in ottemperanza alla strategia for farm to fork: “Non tutte le aziende, soprattutto tra le PMI hanno visto crescere il proprio business durante la quarantena. Questo per dire anche che le piccole imprese che stanno sulle grandi piattaforme spesso sono solo dei fornitori marginali con costi di esercizio alti. Mi convince l’idea che per il made in Italy ci sia un sostegno vero per la creazione di una piattaforma nazionale”.
Luca Colavolpe, responsabile comunicazione Anpit, ha portato, invece, la sua testimonianza per quanto riguarda l’ambito del settore terziario: “Anpit ha divese collaborazioni nell’ambito di ecommerce: Nella fase pre covid quasi nessuno era pronto a far fronte ad una crisi del genere facendosi trovare sostanzialmente impreparato. Nel settore food, ad esempio, chi non faceva delivery nel pre covid ha avuto molte difficoltà a sviluppare un nuovo approccio di business rimanendo di fatto escluso dal mercato”.
A testimoniare di come il commercio elettronico possa fungere da volano per il made in Italy sono, infine, intervenuti Carla Pulcini . Piattaforma 360italymarket e Roberto Ferrari – CEO Design Italy e-commerce. La prima ha raccontato la loro esperienza di promozione del made in Italy: “I piccoli produttori non sempre hanno la forza di vendere nelle grandi distribuzioni, noi di 360Italymarket li aiutiamo mettendoli direttamente in contatto con il consumatore finale che apprezzano la loro qualità. Questo per valorizzare a livello internazionale il food italiano, dall’Europa agli Stati Uniti”.
Per Roberto Ferrari, invece, è fondamentale supportare il sistema delle PMI italiane e di un marketplace nazionale, insieme capaci di mettere a frutto le eccellenze italiane e di agevolare la crescita di tutto il sistema, “L’Italia è l’unico Paese al mondo insieme a Francia e Svizzera portatore di lusso. Nel momento in cui si aprono i mercati internazionali, come la Cina o gli USA, questo è un forte punto di forza su cui fare leva che si innesta su trend globali già presenti anche se non visibili. L’Italia è leader di mercato già in alcuni settori dobbiamo valorizzare e supportare con ogni strumento le nostre eccellenze per fa sì che vengano conosciute e sostengano l’economia del futuro. Ben vengano le piattaforme straniere ma dobbiamo rafforzare anche quelle nazionali per agevolare il made in Italy”.