di Ruggero Alcanterini
Cerchiamo di capirci, care ragazze e ragazzi, ma da quale parte stiamo ? Il dubbio sorge impellente, proprio in occasione di una ricorrenza che sembra non emozionare più nessuno, l’Earth Day, che in altri tempi avrebbe guadagnato almeno ipocriti sentimenti autocelebrativi. Adesso, con l’angoscia di un possibile ritorno virale e quindi della lotta contro il tempo per tagliare il traguardo del vaccino, non si fa altro che piangere sul latte versato dell’economia, ignorando che gran parte della catastrofe, cui siamo avviati, deriva proprio dalla satrapica gestione delle risorse ambientali, in funzione di uno sviluppo insostenibile. Così, mentre cominciamo a riconsiderare lo spazio come distanza sociale e come valore incomprimibile, in un futuro che è già presente, in cui fabbriche, teatri, stadi, piazze, case, ospedali e strade, per non parlare di vicoli, denotano inadeguatezza, oggi dobbiamo comunque registrare la catastrofe di Krasnoyarsk, che minaccia di trasferire via fiume ventimila tonnellate di gasolio nel Mare Artico e di Alta, in Norvegia, dove un intero territorio è smottato, pari pari, tra flutti e gorghi, mentre il Tevere, da Roma a Fiumicino, è al sesto giorno di necrosi, con la distruzione – senza motivi accertati e senza riparo – del suo patrimonio ittico. Ecco, se nella isterica emergenza del COVID 19, siamo stati costretti ai rimedi della nonna ( con difficoltà per guanti, mascherine, ricoveri e distanziamento) di fronte alla sfida globale cosa dobbiamo pensare? Siamo forse adeguati alla tutela di noi stessi, piuttosto che della Terra che ci ospita? E’ evidente che i conti non tornano e che riusciamo soltanto in minima parte a rispettare le regole per una possibile salvaguardia del creato, posto che a questo punto sia ancora possibile invertire la perversa deriva, cui è orientata la dinamica del nostro divenire. Quindi, dovremmo almeno tentare di fare il possibile di quel che appare impossibile e non arrenderci mai, perché questo potrebbe almeno prolungare la nostra e l’altrui sopravvivenza, posto che l’uomo non è il solo abitante di Gaia, anche se luciferino, diversamente dotato di immenso egoismo e viziato da insano straordinario masochismo. Ecco perché, proprio in questo giorno, non possiamo esimerci dal ricordare la concretezza e l’importanza fortemente simbolica dell’azione svolta dall’Osservatorio Nazionale Amianto, che in sinergia con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, affronta problematiche specifiche e generali dell’etica ambientale, che prospettano coinvolgimenti ancora più ampi, rispetto a quanto già in bilancio, con migliaia di prese in carico nel corso del secondo decennio di questo complicato terzo millennio.