Oltre la metà delle piattaforme di ecommerce in Italia presenta problematiche non risolte per l’acquirente al momento del pagamento digitale. Una parte rilevante dei siti di ecommerce più visitati nel nostro Paese, per esempio, non controlla in tempo reale i dati di carta di credito immessi: il 56% consente di continuare nella procedura con un numero di carta errata, il 40% addirittura con una carta scaduta. L’utente è costretto a ripetere l’operazione daccapo in caso di errore ed è spesso scoraggiato nel suo tentativo d’acquisto. Non va meglio lato Mobile: sebbene quasi tutti i siti offrano versioni responsive della schermata di pagamento, il 50% non fa comparire un tastierino numerico per l’immissione del numero di carta (costringendo all’utilizzo della seconda pagina della tastiera classica) e l’84% non supporta pagamenti tramite Wallet come Apple Pay e Google Pay. Sono i risultati di una ricerca condotta da Stripe, società che costruisce infrastrutture per l’economia di Internet. L’indagine è stata eseguita su 450 siti Web più visitati tra Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Svezia, scoprendo errori significativi nelle pagine di pagamento di molti dei portali più frequentati al mondo.
Alcuni degli errori più comuni possono sembrare minimi, ma sono in realtà molto influenti nell’esperienza dell’utente, che spesso abbandona l’acquisto quando si verificano. Parliamo, ad esempio, del mancato supporto al pagamento tramite wallet come Apple Pay e Google Pay (sempre più diffusi) e della possibilità di procedere alla pagina successiva della transazione anche inserendo numeri di carta o date di scadenza errati (obbligando quindi a ripetere la procedura da principio nel momento della finalizzazione).
Sono i risultati di una ricerca condotta da Stripe, società che costruisce infrastrutture per l’economia di Internet. L’indagine è stata eseguita su 450 siti Web più visitati tra Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Svezia, scoprendo errori significativi nelle pagine di pagamento di molti dei portali più frequentati al mondo.
Alcuni degli errori più comuni possono sembrare minimi, ma sono in realtà molto influenti nell’esperienza dell’utente, che spesso abbandona l’acquisto quando si verificano. Parliamo, ad esempio, del mancato supporto al pagamento tramite wallet come Apple Pay e Google Pay (sempre più diffusi) e della possibilità di procedere alla pagina successiva della transazione anche inserendo numeri di carta o date di scadenza errati (obbligando quindi a ripetere la procedura da principio nel momento della finalizzazione).
Con sempre più aziende che si trovano ad offrire transazioni online per la prima volta, è più importante che mai che i consumatori possano completare il processo di pagamento in modo semplice. Sfortunatamente talvolta anche i migliori siti di e-commerce offrono dei veri e propri percorsi ad ostacoli, ad esempio:
il 56% delle pagine non convalida il numero della carta in tempo reale, ciò significa che oltre la metà dei siti analizzati permette ai clienti di procedere anche dopo aver inserito numeri di carta errati (che sono in realtà facilmente identificabili). In un mercato come quello britannico, dove l’eCommerce rappresenta una quota ben più alta del totale Retail, questa percentuale si ferma al 32%.
Il 40% delle pagine non blocca l’inserimento delle carte già scadute, un modo semplice per impedire ai clienti di procedere inserendo dettagli errati, e dovere quindi essere reindirizzati alla pagina di inserimento in un secondo momento
Il 54% delle pagine costringe gli utenti a inserire la data di scadenza della carta tramite un menù a discesa
Il 66% delle pagine non da conferma del tipo di carta utilizzata in tempo reale (ad esempio fornendo un’icona per Visa, Mastercard o American Express) per rassicurare i clienti dell’inserimento corretto dei dati
Con gli acquisti da smartphone che rappresentano ormai oltre il 40% degli acquisti online totali, nota Stripe, la creazione di un checkout facilitato per la fruizione da Smartphone è cruciale, ma molti dei siti recensiti da Stripe offrono un pagina di pagamento non ottimizzata. Il 50% dei siti Web in Italia non offre un tastierino numerico per l’immissione del numero di carta (obbligando quindi a digitare dalla seconda pagina della tastiera classica). Tra i siti Uk analizzati, solo il 18% non passa automaticamente a questa visualizzazione. L’84% non supporta pagamenti tramite Wallet come Apple Pay e Google Pay, un mercato ancora di nicchia ma in forte crescita (nel 2019 il valore delle transazioni da Wallet è stato di circa 115 milioni di €, +160% in 12 mesi). Guardando al lato positivo, quasi tutti i siti Web analizzati ridimensionano però automaticamente la pagina di pagamento per adattarsi allo schermo mobile.
In un momento in cui aumentare la propria platea di potenziali clienti è cruciale per supportare le vendite, molti dei siti di ecommerce più visitati in Europa non stanno ancora facendo un buon lavoro nell’offerta online quando si tratta della procedura di checkout nei pagamenti per gli utenti di altri paesi europei:
nel 72% dei casi la pagina non viene tradotta nella lingua locale quando il visitatore proviene da un altro paese europeo.
Solo il 22% dei siti del offre la possibilità di pagare con almeno uno degli strumenti di e-payment già molto popolari nei mercati di riferimento come EPS per l’Austria o iDeal per l’Olanda.
“Questi errori durante il checkout in realtà sono facili da correggere, ma nel frattempo potrebbero costare caro alle aziende in quanto a mancati introiti, e non è certo il momento per perdere potenziali fonti di guadagno” afferma Alessandro Astone, Country Manager di Stripe, soluzione di pagamenti “drop-in” progettata per favorire la conversione degli acquisti. “Di per sé, errori come quello di non offrire un tastierino numerico quando il pagamento è effettuato tramite Smartphone potrebbero sembrare minimi, ma se sommati insieme, la serie di errori che abbiamo riscontrato nei principali siti italiani si aggiunge a un’esperienza di checkout resa inutilmente difficile per gli acquirenti e di conseguenza a un numero significativo di mancate vendite”.