Inarrestabile l’ascesa del commercio elettronico da smartphone che ora vale il 40% del totale e coinvolge oltre 34 milioni di italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca svolta dall’Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of management del Politecnico di Milano presentati ieri. «Se fino a qualche anno fa parlavamo di infocommerce», ha commentato Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio, «oggi lo smartphone è a tutti gli effetti un canale di vendita. Nel 2019 il mobile commerce vale il 40% del totale e-commerce b2c e, tenuto conto dei tassi medi di crescita che sta mostrando negli ultimi anni rispetto al desktop, si prevede che diventerà il primo canale per gli acquisti online tra il 2020 e il 2021». Per il 71% dei mobile surfer tra le attività svolte da mobile assumono un peso significativo la ricerca di informazioni, gli acquisti, le attività di contatto e di relazione con i brand.
In particolare, il 56% dei mobile surfer utilizza lo smartphone per fare acquisti online e, tra questi, circa il 40% lo fa solo o prevalentemente tramite questo device.
Balocco poi prosegue nelle sue dichiarazioni affermando che “È quindi sempre più evidente la rilevanza del canale mobile all’interno delle strategie di relazione tra un’impresa e i suoi consumatori. Più nello specifico, il mobile può essere utilizzato per raggiungere tutti gli obiettivi di comunicazione e relazione con un utente: da quelli di posizionamento della marca (awareness) a quelli che puntano a stimolare l’interesse per un prodotto/servizio, fino ad arrivare a obiettivi specifici di vendita e infine alla loyalty. La consapevolezza delle opportunità abilitate dal mobile è sicuramente in crescita tra le imprese italiane, come dimostrato dai numeri della ricerca di quest’anno, ma per ottenere risultati importanti occorre una strategia attenta e competenze dedicate”.
Per la crescita del settore, poi, una grande rilevanza è stata ricoperta dalla pubblicità. Secondo l’Osservatorio, infatti, nel 2019 gli investimenti pubblicitari sul canale mobile in Italia sono cresciuti del 20% in 12 mesi e hanno raggiunto quota 1,7 miliardi di euro. La crescita complessiva del mercato è legata da una parte a un ruolo sempre più importante dello smartphone nelle pianificazioni multipiattaforma, dall’altra a un incremento della fiducia verso il mobile e in particolare verso le mobile app: le applicazioni/aggregatori che dematerializzano il portafoglio, i volantini e/o i coupon, conferendo maggiore libertà e facilità di acquisto ai consumatori. Dalla ricerca emerge, infatti, che il 55% dei mobile surfer è interessato a ricevere promozioni, offerte e raccogliere i punti fedeltà dallo smartphone. Inoltre il 38% dichiara di aver già dematerializzato una o più carte fedeltà e il 20% buoni sconto.
(immagine originale dello studio del Politecnico di Milano)
Anche la frequenza di utilizzo è elevata: ad esempio, il 62% di chi ha digitalizzato le carte fedeltà le utilizza almeno una volta a settimana dal proprio smartphone.
“Lo sviluppo dei servizi mobile deve seguire anche l’evoluzione tecnologica degli smartphone”, spiega Antonio Filoni, Head of Digital Offering, Doxa.
“È, infatti, in continua crescita il numero di italiani che sfrutta alcune funzionalità specifiche e innovative del mobile. Ad esempio, il 67% dei mobile surfer ha usato i comandi vocali per attività come dettare messaggi, chiamare qualcuno o chiedere informazioni su itinerari o di carattere generale: tra questi un utente su tre utilizza i comandi vocali tutte le volte che ne ha la possibilità. Il 49% degli utenti usa l’impronta digitale o la tecnologia di riconoscimento facciale per sbloccare il proprio smartphone o per accedere alle applicazioni/siti che lo consentono senza dover digitare pin o password: in particolare per accedere all’applicazione della propria banca o per concludere acquisiti e confermare pagamenti online”, aggiunge ancora il manager, “L’utente, infatti, cerca la massima velocità di interazione su questo canale e questo deve essere un fattore tenuto in debita considerazione in fase di progettazione della user experience”.