di Maurizio Pimpinella
Umanità e digitale. Detta così, senza un contesto e senza alcuna spiegazione, queste due parole potrebbero tranquillamente apparire come un ossimoro. Come può esserci umanità nella trasformazione che, per sua stessa natura, allontana i rapporti sociali? La risposta è tantissima. Oggi, ma anche, e soprattutto, domani.
Nella confusione quotidiana, spesso, siamo portati a sottovalutare i rapporti, dare tutto per scontato e tendiamo a minimizzare il valore di ciò che facciamo. La clausura di queste settimane sta producendo l’effetto di interiorizzare ciò che proviamo, di restituirci il rapporto con noi stessi e, in qualche maniera, migliorarci anche nei rapporti interpersonali che in questi giorni si sono fatti più profondi, più sentiti, più coinvolgenti e, in fin dei conti, più umani. E il digitale si sta offrendo splendidamente a questo scopo.
Le nostre vite, solo apparentemente in stand by, vivono queste ore in una nuova dimensione, in una situazione in cui tutti impariamo l’importanza degli strumenti digitali a nostra disposizione. Ciò che ieri era una remota opzione oggi diventa l’unica possibilità a nostra disposizione, nella scuola come nell’ambito lavorativo, e ciò contribuisce a renderci uomini e donne nuovi, più consapevoli di ciò che siamo e del valore degli strumenti a nostra disposizione. Il cambiamento non sta avvenendo, è già avvenuto, ne stiamo solo acquisendo la consapevolezza e imparando a gestirne le dinamiche. Come detto dal direttore generale della Luiss Giovanni Lo Storto sul Corriere della Sera “Come fosse il tiro di una fionda, ci siamo fermati, carichiamo la consapevolezza e poi scagliamo le nostre vite via, lanciati nel futuro che non dividerà più analogico e digitale, e non avrà più bisogno di miscelare umanesimo e tecnologia, perché avrà fatto nascere dal forte e urgente bisogno di questa esperienza una consapevole fusione in un unico sentire”. La crisi è stata lo stimolo che ci ha consentito di superare i nostri limiti e le nostre paure; ci ha dato contezza di chi siamo e fatto capire molte delle nostre reali priorità. In queste settimane, abbiamo riscoperto il valore del tempo, del contatto umano, della solidarietà e della generosità, tutti concetti cui troppo spesso non dedichiamo che uno sguardo. Giorni fa, dissi che alla fine di questa crisi ciò che rimarrà sarà il digitale, e sono ancora più convinto di questa affermazione perché la trasformazione digitale sta avvenendo dentro di noi prima ancora che al nostro esterno, nelle reti e nelle infrastrutture. Abbiamo, sostanzialmente, interiorizzato il cambiamento e non potremo più farne a meno dando un più forte impulso al rinnovamento delle procedure e alle strutture che adoperiamo quotidianamente.
Se un solo aspetto positivo può avere questa terribile tragedia che ci sta coinvolgendo tutti sarà proprio la formazione di un più profondo sentimento di comunità e in questo processo il digitale sarà protagonista nell’affermare la sua ormai imprescindibile importanza nel cementare i rapporti umani a prescindere dal fatto che ci possiamo abbracciare o no.