di Maurizio Pimpinella
La crisi sanitaria che stiamo affrontando – si spera con successo – in queste settimane sta letteralmente stravolgendo ogni ambito e ogni contesto delle nostre vite, con un impatto, per la verità, simile a quanto la stessa trasformazione digitale sta facendo già da tempo.
Tra i settori maggiormente coinvolti, proprio come uno tsunami, dalla folle corsa dell’epidemia c’è quello del turismo, un comparto per l’Italia tutt’altro che trascurabile, considerata la vocazione turistica del nostro Paese e il periodo dell’anno verso cui ci stiamo dirigendo.
Per le vacanze pasquali dello scorso anno, favorite anche da una serie di ponti ravvicinati tra di loro, gli italiani (oltre 13 milioni di loro) avevano goduto di diversi giorni liberi che hanno consentito anche lunghi spostamenti. Di questo tempo libero aveva beneficiato l’industria del settore le cui prenotazioni erano cresciute rispetto all’anno precedente tra il 2,1 e il 3,4 per cento a seconda delle aree.
Oggi, questi numeri (così come anche quelli meno buoni del 2018 o di qualsiasi altra annata non eccezionale) sembrano fantascienza, un miraggio cui chiunque auspicherebbe pur di non essere costretto a chiudere la propria attività per mancanza di pubblico. E’ così per gli alberghi, per i ristoranti, per le principali attrazioni e per tutti i vettori siano essi di terra, di mare o di aria. Ryanair, ad esempio, sta valutando di sospendere l’attività in tutta Europa mentre altre compagnie (per motivi specifici) hanno preferito operare nelle scorse settimane anche viaggi praticamente vuoti.
La decrescita del turismo in Italia, ad oggi, di fatto azzerata ha portato alla cancellazione quasi totale delle prenotazioni nel nostro Paese, soprattutto da parte di stranieri, anche per le settimane successive alla famosa data del 3 aprile in cui (teoricamente) le attività dovrebbero riprendere normalmente. Ma è chiaro che per rivedere il pienone dei turisti che passeggiano a Piazza di Spagna o in Costa Smeralda o per il centro storico di Firenze si dovrà aspettare ben più di qualche settimana, sperando pure che il fondo di questa caduta divenga presto almeno visibile, perché da lì in poi è tutta risalita.
Che fare quindi per fronteggiare una crisi mai vista prima d’oggi? Il Governo sta cercando di mettere in campo risorse ed iniziative importanti per sostenere i settori economici più in sofferenza ma questo non può bastare e non può, ovviamente, durare più di un certo periodo se le difficoltà dovessero protrarsi per vari motivi.
Una parziale soluzione a quanto stiamo vivendo è già stata messa in opera da alcuni musei come gli Uffizi o quello egizio di Torino e si tratta delle visite virtuali dei saloni, delle opere e delle gallerie.
Ecco, a questo proposito l’idea sarebbe quella di potenziare ed allargare questo genere di iniziativa anche ad altri luoghi, musei e monumenti simbolo dell’Italia nel mondo per continuare a far sentire la nostra influenza culturale, storica, archeologica e architettonica.
Certo, il prerequisito per ogni genere di attività sarebbe quello di rendere la nostra linea internet ad alta velocità ancora più efficiente di quanto non lo sia in questo momento. In questi giorni, infatti, le connessioni sono sottoposte ad un lavoro extra cui non erano state abituate e c’è da augurarsi che reggano l’impatto. Un altro aspetto che deve farci riflettere sulla necessità che dalle infrastrutture e dalle competenze parte la risalita del nostro Paese.
Col recente decreto approvato dal Governo, poi, si prevedono delle procedure più rapide per la digitalizzazione dei servizi pubblici per gli italiani e per le imprese, con particolare riferimento a servizi che operano in cloud (Software-as-a-Service, come ad esempio servizi di hosting, ma anche applicazioni, servizi che permettono il telelavoro, o servizi diretti al cittadino e alle imprese). L’Italia digitale si sta mettendo in moto e c’è da sperare che le competenze e la disponibilità di tutti noi la seguano.
In questo momento, né noi né alcun turista al mondo può visitare, ad esempio, il Foro Romano o qualsiasi altro monumento e luogo d’interesse, perché non potenziare le infrastrutture digitali e offrire questo genere di esperienza (anche a pagamento) ad un nuovo tipo di turista. D’altra parte, nel mondo non tutti si possono permettere un viaggio in Italia, mentre è di più facile accesso una connessione internet e uno smartphone. Un’operazione del genere, quindi, non solo sarebbe capace di tamponare, oggi, parzialmente, l’emorragia di turisti che non visitano le nostre bellezze ma, in futuro, diventerebbe uno strumento di solidarietà socioculturale nei confronti dei popoli della terra, ed in particolare di quelli più in difficoltà.
Certo, oggi il viaggio è soprattutto esperienza, nulla ripaga l’animo del viaggiatore come respirare direttamente l’aria dei luoghi che visita e provare emozione nel farlo, ma realtà virtuale, 3D, intelligenza artificiale e nuove tecnologie possono, almeno in parte, compensare questa mancanza e far vivere una vacanza almeno a distanza a milioni di persone.
Ci sarà tempo poi per tornare a viaggiare e godere della tiepida luce del tramonto delle estati romane o in una delle decine di città d’arte di cui è ricco il nostro territorio ma, nel frattempo, adeguiamoci ai tempi che corrono e gettiamo le basi anche per offrire un servizio differenziato a seconda del tipo di viaggiatore, virtuale o no.