Lo affermano esperti e imprenditori del settore intervistati dal Sole 24 Ore al BTO 2020. Bitcoin, Blockchain, microchip sottopelle tra le risorse per l’hospitality.
“Per i viaggi, una criptovaluta potrebbe essere la risposta migliore alla necessità di una moneta che sia veramente universale e facile da utilizzare”. Lo ha spiegato al Sole 24 Ore.com Edoardo Colombo, grande esperto di tecnologie digitali applicate al mondo del turismo, in occasione di BTO2020.
L’utilizzo di Libra o Bitcoin, secondo l’ex consigliere per l’innovazione del Ministro del Turismo e advisor del network Valica, potrebbe interessare l’intero ecosistema dell’hospitality, grazie alle tecnologie 5G, blockchain e AI. “Il 5G è una grande svolta –-ha detto – perché la tecnologia mobile di nuova generazione garantisce connettività indoor senza rischio di interruzioni di servizio, combinandosi perfettamente con la rete WiFi e assicurando una capacità di banda tale da poter gestire senza problemi applicazioni di realtà virtuale e aumentata”. “Un aspetto sicuramente decisivo per convincere un albergatore a scommettere sui pagamenti in criptovalute – ha aggiunto – è la disintermediazione degli operatori, e quindi sia piattaforme come Booking.com sia i circuiti di pagamento tradizionali”.
Anche per Nicola Vaccari, co-founder della startup InBitcoin e Ceo di Bmanity, le criptovalute sono una soluzione di grande valenza nell’hospitality: “Certamente sì – ha detto al Sole – , perché si appoggiano a un’infrastruttura sicura come la blockchain. Credo che i Bitcoin siano potenzialmente la moneta migliore per un viaggiatore che porta con sé un wallet digitale nello smartphone e in tempo reale verifica la spesa nella propria valuta”.
A Vaccari si deve il progetto #bitcoinvalley, nato nel 2016 per sperimentare nuove forme di transazione digitale. “La catena dei blocchi, infatti, è alla base di un esperimento che ha portato in rete e reso attrattivi luoghi di aggregazione come pizzerie e bar, mettendo a disposizione di consumatori ed esercenti prima un sistema per comprare criptovalute, poi un’app per pagare con Bitcoin e quindi un Pos per emettere scontrini basato su Android”. A giugno 2018 si è registrata la prima transazione (a un milionesimo di bitcoin) a zero commissioni ma siamo solo all’inizio. “
La Lambruscheria di Modena, wine shop di Alessio Rastelli, l’estate scorsa ha testato l’uso dei Bitcoin. “Un piccolo aumento di fatturato, – ha spiega il titolare al Sole- perché solo l’11% delle entrate sono arrivate con la criptovaluta, ma l’incremento delle vendite complessive dovuto a questa nuova proposta innovativa è stata sicuramente significativa”. Rischi dei pagamenti digitali? No. “Sono sinonimo di ottimizzazione di alcuni processi. Il pagamento ricevuto in cripto moneta si può convertire immediatamente in euro, riducendo completamente il rischio di insolvenza, e si possono azzerare o quasi i costi delle commissioni sulle transazioni elettroniche fino allo 0,35%”.
Novità tra i mezzi di pagamento è quello della startup svedese Biohax: un microchip sottopelle che permette di pagare qualsiasi somma di denaro (da un semplice caffè a un biglietto del treno), con la propria mano. Il sistema è già attivo in Svezia e negli Usa.