Il progetto per la piena adesione degli enti pubblici a PagoPA procede a piccoli passi. Solo il 32% dei Comuni, infatti, attualmente è aderente al servizio e con ogni probabilità sarà necessaria una nuova proroga. Il decreto Milleproroghe ha messo in cantiere un nuovo rinvio all’obbligo per le pubbliche amministrazioni di aderire alla piattaforma PagoPa per consentire i versamenti digitali di tributi e multe da parte dei cittadini. Il fatto è che anche questa proroga potrebbe non bastare per mettere davvero a regime il sistema.
La nuova data sposta il termine al 30 giugno prossimo. Ma tale previsione è da considerarsi ottimistica nella speranza che questi pochi mesi siano sufficienti a far partire a pieno regime la piattaforma, nonostante la possibilità concessa dalla nuova norma di aderire anche attraverso un altro soggetto partner che sia già operante sulla piattaforma. Attualmente, le difficoltà tecniche ed economiche appaiono insormontabili nel breve periodo.
Per superare l’impasse c’è in discussione anche un’altra proposta, scritta in un emendamento (firmato da Claudio Mancini del Pd) che chiede di rinviare tutto al 30 giugno 2021. E soprattutto suggerisce di introdurre un percorso di accompagnamento che aiuti davvero le amministrazioni a un’adesione di massa al sistema PagoPa. I numeri dell’ultimo censimento prodotto dall’Agenzia per l’Italia digitale, aggiornato al novembre scorso parlano chiaro. Dal monitoraggio emerge una geografia dei pagamenti digitali in cui le zone grigie sono ancora decisamente più fitte di quelle davvero coperte dal servizio. Anche perché un conto è aderire sul piano formale alla piattaforma PagoPa; e un altro è utilizzarla davvero.
L’IndicePa censisce 7.917 Comuni (in realtà le ultime fusioni li hanno ridotti a 7.904), e sono 6.478 quelli che hanno aderito a PagoPa.
Stando ai semplici numeri, un tasso di adesione dell’81,8% non sarebbe più che accettabile, tuttavia il problema è che è del tutto aleatorio. Perché quando si passa ai fatti si scopre che solo 2.594 Comuni hanno davvero ricevuto pagamenti tramite PagoPa, e 1.649 di questi si sono fermati sotto le 100 transazioni. Fra 100 e mille transazioni si collocano 450 Comuni, fra mille e 10mila si incontrano altri 408 enti mentre solo 87 superano questa soglia. In pratica, il 67% dei Comuni è di fatto ancora fuori dal sistema, e anche all’interno della minoranza che si è davvero allacciata alla piattaforma sono pochi quelli che la fanno funzionare davvero.
Ci sono poi, come spesso accade le differenze territoriali. Rimanendo al censimento Agid vediamo che in Calabria e Sicilia PagoPa è ancora un perfetto sconosciuto e che anche in Abruzzo, Lazio e Campania i numeri delle adesioni sono ai minimi termini.
Tutti questi fattori suggeriscono un periodo di decantazione più lungo affiancato da un percorso di accompagnamento strutturato e facilitato dalla possibilità per gli enti di utilizzare i servizi gratuiti offerti dalla società che gestisce la piattaforma. Come suggerisce il Sole 24Ore di oggi, “il modello di riferimento è quello del Siope+, che nonostante la complessità tecnica è riuscito ad arruolare nei tempi previsti dal calendario originario tutti i Comuni. Per una volta, senza proroghe”.