Qualche giorno fa, il Commissario europeo alla concorrenza Margrethe Vestager aveva dichiarato in una intervista che, sostanzialmente, l’UE non ha bisogno di colossi industriali, anche nel settore digitale. Ne avevamo parlato qui.
In risposta a queste dichiarazioni, l’ex Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani ha rilasciato un’intervista al Sole 24 Ore affermando che “contrastare la nascita di gruppi continentali è un regalo alle grandi potenze economiche e politiche”.
Secondo questo punto di vista, infatti, l’UE sarebbe sostanzialmente una “terra di conquista” per i grandi gruppi industriali e le imprese tecnologiche internazionali, diventando, sostanzialmente, una preda per le imprese di Stati Uniti, Cina e anche Russia.
Secondo Tajani, infatti, in questa fase storica non avrebbe più senso parlare di concorrenza tra europei ma di concorrenza tra Europa e il resto del mondo. A tal proposito, quindi, la formazione di grandi player europei dovrebbe essere anzi incentivata e non ostacolata come sembrerebbe intendere la Vestager.
L’Europa sta correndo sul filo del rasoio alla ricerca di un nuovo equilibro tra regole, spesso antiquate, e necessità di rilanciare un’azione compatta nei confronti delle pressioni che le vengono fatte quotidianamente dall’esterno.
Una politica industriale condivisa e orientata al confronto extra europeo sarebbe la prima mossa per riuscire a rivaleggiare con i grandi gruppi come, ad esempio, Google, Amazon e Alibaba che sono sempre più anche degli operatori politici oltre che economici.
Come sottolinea ancora il Presidente Tajani nella sua intervista, infatti, “lasciamo alla Cina la conquista dell’Africa e dei porti del Pireo e di Trieste. Pensiamo che non avrà effetti sulla UE?”.
Questa domanda dovrebbe farci riflettere perché senza adeguate contromisure e politiche condivise all’origine l’Unione Europea potrebbe arrancare sempre di più nei confronti dei principali competitor internazionali, anche perché facciamo tutti parte di un complesso sistema interconnesso in cui i problemi di un paese hanno inevitabilmente ripercussioni anche su tutti gli altri, che lo si voglia capire o no.